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Poeti cagnari

Il bello di essere ignoranti come me è che ogni giorno si ha qualcosa da imparare. Il mio essere illetterato mi porta a scoprire autori che sarebbero notissimi ai più ma che io semplicemente non conosco, neanche nelle loro opere più importanti.

Sono rimasto piacevolmente colpito nel leggere, per caso, questa poesia di Pablo Neruda che sintetizza quello che per tanto tempo ho cercato di spiegare alla gente, la mia famiglia in primis, sul rapporto particolare che si instaura tra l’uomo e quello che dovrebbe essere il suo migliore amico: il cane.

I bravi poeti hanno la capacità di sintetizzare in poche righe un insieme di emozioni, concetti e pensieri che altrimenti una persona “normale” riuscirebbe a comunicare solo con una lunga serie di affermazioni, esempi e spiegazioni. Riporto il testo della poesia che, riga per riga, sembra tradurre il mio pensiero in versi.

ODE AL CANE

P. Neruda

Il cane mi domanda
e non rispondo.
Salta, corre pei campi e mi domanda
senza parlare
e i suoi occhi
sono due richieste umide, due fiamme
liquide che interrogano
e io non rispondo,
non rispondo perchè
non so, non posso dir nulla.
In campo aperto
andiamo
uomo e cane.
Brillano le foglie come
se qualcuno
le avesse baciate
a una a una,
sorgono dal suolo
tutte le arance
a collocare
piccoli planetari
su alberi rotondi
come la notte, e verdi,
e noi, uomo e cane, andiamo
a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio,
nella campagna cilena,
fra le limpide dita di settembre.
Il cane si ferma,
insegue le api,
salta l’acqua trepida,
ascolta lontanissimi
latrati,
orina sopra un sasso,
e mi porta la punta del suo muso,
a me, come un regalo.
È la sua freschezza affettuosa,
la comunicazione del suo affetto,
e proprio lì mi chiese
con i suoi due occhi,
perché è giorno, perchè verrà la notte,
perchè la primavera
non portò
nella sua canestra
nulla
per i cani randagi,
tranne inutili fiori,
fiori, fiori e fiori.
E così m’interroga
il cane
e io non rispondo.
Andiamo
uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi
esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perchè non esiste l’uccello nascosto,
ne’ il fiore segreto,
ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito
dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi
un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo
trasformata
in un solo animale
che cammina
muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.


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