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Leishmania, a cura di “Alepina”

Ciao gente,

oggi iniziano le prove su strada per l’apertura di una rubrica sulla salute animale a cura della collaboratrice “Alepina”.

Lascio a lei la parola, spero gradiate.

Eccoci qua! Un saluto dalla vostra nuova amica Pina-pple!

Per iniziare pubblico un post utile su un argomento che spero abbia un qualche interesse per aprire tadaaaa: “L’angolo del veterinario”.

Spero che l’ articolo abbia un po’ di successo, così magari potrò scrivere più assiduamente…

Si sa, in un blog tutto fa brodo, quindi oggi sbrodolatevi di

…LEISHMANIOSI CANINA…

Purtroppo molti di voi avranno avuto, o hanno, direttamente col proprio cane o con quello di amici o parenti, una esperienza con questa malattia subdola che ha un’altissima incidenza nel Sud Italia (15-40%).

Nell’ultimo decennio tuttavia sono stati segnalati dei focolai anche in alcune regioni del nord, soprattutto Emilia Romagna e Piemonte.

La Leishmaniosi canina è una malattia parassitaria provocata da un protozoo, la Leishmania Donovani per quanto riguarda il territorio nazionale, ma vi sono diverse specie di Leishmania in tutto il mondo tranne che in Australia). Le diverse specie di protozoi sono in grado di provocare malattia di forme viscerali ( Gruppo L. Donovani), forme cutanee ( Gruppo L. Tropica) e forme mucocutanee (Gruppo L. Braziliensis).

La Leishmania infetta il tubo digerente di alcuni particolari insetti, i flebotomi (Ditteri), detti comunemente pappataci, molto simili alle zanzare, anche se più piccoli, ed è parassita del sistema reticolo endoteliale di canidi, uomini, roditori. Si presenta sotto due aspetti morfologici: promastigote (nel flebotomo) e amastigote (nell’ospite vertebrato).

La trasmissione avviene per mezzo dei flebotomi femmine, (ematofaghe), che, tramite la puntura, inoculano il parassita nell’ ospite. A questo punto intervengolno le difese immunitarie dell’ospite, che, riconoscendo il parassita, partono all’attacco: i macrofagi, cellule di “prima linea” del sistema immunitario, inglobano al loro interno il protozoo, il quale riesce a resistere e moltiplicarsi distruggendo il macrofago e invadendo nuove cellule. Il ciclo si chiude con infezione di un nuovo flebotomo tramite puntura e ingestione di macrofagi infetti.

La leishmania Donovani come detto, provoca la forma viscerale o kala azar, ed è considerata una zoonosi (patologia trasmissibile dall’animale all’uomo) tranne in india. L’infezione nel cane ha una sintomatologia molto variabile a causa della diffusione generale che ha il microrganismo nell’ospite, in ogni caso sono molto comuni manifestazioni di tipo cutaneo come eczema cronico, zone di alopecia o rarefazione del pelo, onicogrifosi(esagerata crescita delle unghie), febbre irregolare , anoressia con dimagrimento molto evidente, splenomegalia, epatomegalia, in molti casi lesioni oculari come una cheratite o tipica alopecia perioculare; insufficinza renale per deposizione di immunocomplessi ed emorragie da vasculite sempre a causa degli immunocomplessi.

Purtoppo la comparsa di sintomatologia clinica spesso è molto tardiva rispetto al momento dell’infezione per cui i soggetti con malattia conclamata sono solo una piccola parte rispetto al numero reale degli infetti.

La diagnosi può essere effettuata mediante prelievo da linfonodi, midollo osseo o milza: al microsopio è possibile vedere i protozoi intracellulari; in alternativa, si possono cercare gli anticorpi nel sangue (con immunoelettroforesi) o del dna del protozoo (PCR). Molto spesso, per una diagnosi istantanea, si utilizzano degli Snap-Test (ELISA) ma sono poco sensibili e poco specifici.

Per quanto riguarda la terapia, purtroppo la leishmaniosi è trattabile ma non curabile del tutto. Utilizzando un opportuno cocktail di farmaci è possibile nei casi meno gravi, se la diagnosi è stata abbastanza precoce, far regredire i sintomi dando una buona qualità e aspettativa di vita. Si utilizzano antimoniali, metronidazolo e chinoloni.

E’ molto importante effettuare un trattamento profilattico: ad oggi non esistono vaccini contro la leishmaniosi canina (anche se sono in fase avanzata di sperimentazione) per cui le uniche armi che abbiamo a disposizione sono dei principi attivi in grado di tener lontani i flebotomi, quindi una serie di collari e spot-on a base di permetrina o piriproxifene. Inoltre bisogna considerare che l’insetto è molto attivo nel periodo primaverile-estivo e soprattutto di notte.

Scusate la lunghezza del post, a presto, ciaoo.


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