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La sinistra e internet

Ciao gente,

colgo l’incipit offertomi da Ulkonja riguardo lo strano rapporto tra la sinistra nostrana (no-strana) e la rete.

Un papaverone di nome Franco Ricardo Levi, ignoto ai più per il semplice fatto di non essere mai stato eletto da nessuno per ricoprire nessuna carica, si stà occupando in questi mesi di scrivere un testo di legge che regolamenti il mercato dell’editoria e quindi, nella sua visione bacata della rete, anche di internet.

Tutto questo lo può fare perchè ne ha i poteri, Bombazza-Prodi infatti lo ha fatto diventare sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l’editoria… no comment.

La prima obiezione che chiunque potrebbe sollevare è che la rete non è un prodotto editoriale ma è semplicemente… la rete, perchè un disegno di legge sull’editoria deve regolamentare la rete?

La risposte al quesito secondo me è tutta nell’ età del suddetto Levi, nato nel ‘49, ormai settantenne ha ancora un concetto strano della rete; quando era ragazzo il PC non era stato ancora inventato, immaginiamoci la rete.

Purtroppo siamo governati da dinosauri e siamo destinati a rimanere fermi al paleolitico.

In ogni caso lo stato delle cose è questo:

– Ricardo Levi presenta al Consiglio dei Ministri un ddl sull’editoria ed il Consiglio dei Ministri lo approva : Disegno di legge 3 agosto 07

– C’è stata una prima seduta in commissione cultura non so quando, ho perso il link.

– C’è stata una seduta sempre in commissione cultura il Mercoledì 24 Ottobre 2007 e di questa ho il link del resoconto: Commissione cultura, audizione Levi 24-10-2007

– C’è stata una seduta in commissione cultura il Martedì 30 Ottobre 2007 e anche di questa ho il link del resoconto: Commissione cultura, audizione Levi 30-10-2007

Inoltre su Radioradicale si possono ascoltare le registrazioni delle suddette sedute:
http://www.radioradicale.it/soggetti/ricardo-franco-levi

In ogni caso, i meno informati si chiederanno di cosa stiamo parlando…

Bene stiamo parlando di un disegno di legge che se dovesse essere approvato potrebbe, se interpretato in maniera restrittiva sancire un obbligo per ogni produzione online, inclusi blog e siti internet personali, all’iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC).

Ovviamente tutto ciò comporterebbe anche il pagamento di una tassa di iscrizione (ahahah sempre in cerca di soldi…), e l’applicabilità della normativa sui reati civili e penali in vigore per gli organi di stampa (che ricordo essere in Italia la peggiore del mondo occidentale grazie anche alla suddetta normativa).
Dichiarazioni rassicuranti di Levi a parte io preferisco citarvi alcuni passi del testo del disegno di legge perchè come molti sanno “verba volant, scripta manent”.

Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)

1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.
3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.

Art. 7 (Attività editoriale su internet)

1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

Questo è tutto, il fine ultimo della cosa è tentare di mettere alla rete lo stesso bavaglio che hanno messo alla stampa in tutti questi anni e impedire il caro buon vecchio passaparola.

Bisogna ricordare a questi cadaveri ambulanti che quando gente come me scrive un post come questo non si improvvisa giornalista ma scambia informazioni, link, opinioni.

Insomma esercita la sua libertà di espressione in un paese sempre meno libertario.

P.S.

Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni ed ex giornalista, ha ammesso di non aver letto il disegno di legge che aveva votato ed ha chiesto scusa pubblicamente.

Antonio di Pietro, Ministro delle Infrastrutture, ha affermato sia nel suo blog che in diverse interviste che il provvedimento era stato presentato come “di routine” come un insieme di norme per “ridurre gli emolumenti all’editoria pubblica, per migliorare il mercato dell’informazione” e che quindi era stato approvato all’umananimità senza essere letto.

P.P.S.

Mandiamoli a casa a calci nel culo, altro che scuse!


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